##Copyright by "http://it.wikipedia.org/wiki/Provincia_di_Ragusa", as licensed under Creative Commons BY-NC-SA in Sept/Oct 2010.## Provincia di Ragusa. La Provincia Regionale di Ragusa'" ("Pruvincia di Rausa" in lingua siciliana) è una provincia della Sicilia di 311.770 abitanti. Ha una superficie di 1.614 km2 e una densità abitativa di 193 abitanti per km2 piazzandosi al settimo posto, per numero di abitanti, fra le nove province siciliane. Assieme a quella di Siracusa è la provincia più meridionale della Sicilia e confina con le province di Siracusa, Catania e Caltanissetta mentre la sua parte meridionale si affaccia sul mar Mediterraneo. L'istituzione della provincia è abbastanza recente e risale al periodo fascista, ed esattamente al 1927. È la provincia più ricca del mezzogiorno d'Italia come reddito pro-capite. Geografia Monti La maggior parte del territorio è collinare, con poche pianure e di limitata estensione. La parte centrale è costituita dall'altipiano ibleo, a un'altitudine media compresa tra i 500 e i 600 metri s.l.m.. I picchi più elevati della provincia non raggiungono i 1.000 m e si trovano al confine con la provincia di Siracusa. I maggiori sono il Monte Lauro (986 m), il Monte Casale (910 m) e il Monte Arcibessi (908 m). La geomorfologia dell'altipiano ibleo è molto variegata. Il territorio spesso degrada verso il mare con un progressivo terrazzamento e con incisioni profonde delle colline, dette "cave", disposte generalmente in direzione sud. Tali cave, che sono il risultato dell'erosione dei fiumi nel lungo corso delle ere geologiche, presentano frequentemente delle improvvise variazioni di livello, rispetto al fondo (anche di 200 m), come si riscontra nel caso del fiume Irminio. Andando verso la costa si alternano falesie calcarenitiche-sabbiose e piccole pianure alluvionali marnose o argillose, che spesso formano paludi costiere (quasi tutte prosciugate) delimitate da dune sabbiose. In altre località - Marina di Ragusa, Cava d'Aliga e Pozzallo - si protendono invece sul mare, con scogliere di modesta elevazione. La parte centrale, nota come "Tavolato ibleo", è costituita da formazioni vulcanitiche come il Monte Lauro, che ne è la massima elevazione, segmentate da un complesso sistema di faglie. È in questo sistema che si inquadrano le strutture geologiche che, nell'area attorno a Ragusa, determinano affioramenti di petrolio con concentrazioni asfalto-bituminose. In passato la pietra scura presente in tali aree, meglio conosciuta come "pietra-pece", veniva utilizzata come caratteristico materiale da costruzione e decorazione. Fino alla seconda guerra mondiale tale pietra veniva estratta in grandi quantità e trasportata con i treni merci della ferrovia a scartamento ridotto dell'Anapo al Porto di Siracusa; trasportata via mare agli impianti di trattamento era oggetto di lavorazione per estrarne gli idrocarburi in essa contenuti. Fiumi e laghi Non vi sono fiumi di grande portata, ma solo "cave" a carattere torrentizio. A essere definiti "fiumi" sono soltanto l'Irminio, il Dirillo, il Tellaro e l'Ippari. Tra Pozzallo e il confine con la Provincia di Siracusa si trova il Pantano Gariffi, l'unica superficie lacustre naturale ancora presente sul territorio della provincia. Anticamente ne esistevano numerose, costiere e a carattere paludoso, che vennero prosciugate o scomparvero a seguito dell'intervento dell'uomo. Tra il promontorio di Camarina e Scoglitti, ad esempio, si estendeva la Palude di Camarina, formata dalle dune di sabbia accumulate dal vento alla foce dell'Ippari, prosciugata probabilmente dai coloni greci nel III secolo a.C. Sul fiume Irminio negli anni Ottanta del XX secolo è stato costruito uno sbarramento che ha dato luogo al Lago di Santa Rosalia, alcuni chilometri a nord di Ragusa. La costa La Provincia si affaccia a sud sul Mar Mediterraneo, tra la foce del fiume Dirillo e il Pantano Longarini; la linea di costa segue il 15° meridiano est. La spiaggia sabbiosa più lunga è quella detta "I Macconi", tra la foce del Dirillo e Scoglitti (presso la foce dell'Ippari). Più oltre, in direzione di Punta Secca, la costa si fa rocciosa, alternando piccole spiagge e scogliere. Tra Marina di Ragusa e Cava d'Aliga il litorale è sabbioso, mentre riprende ad essere roccioso (ma sempre intervallato da falesie e piccole spiagge, come le incantevoli spiagge di Sampieri, di finissima sabbia dorata), fino a Punta Religione. Qui, tra Pozzallo e Punta Ciriga, tornano a prevalere le spiagge sabbiose; in corrispondenza di Punta Ciriga si trovano l'isolotto di Iannuzzo e il microarcipelago dei Porri. Clima La varietà orografica comporta la presenza di differenti tipologie climatiche. Nelle aree più meridionali e costiere la piovosità è in genere scarsa: una media dei rilevamenti del trentennio 1961-1990, registrati dalle due stazioni di rilevamento di Gela, e di Cozzo Spadaro evidenzia, per il trimestre giugno-agosto, precipitazioni di appena 2-3 mm di pioggia. In inverno la piovosità sale a 45-60 mm (ottobre-febbraio), con una punta di 71 mm nel mese di ottobre, soltanto nella seconda località. L'umidità relativa media è invece significativa e risulta maggiore nelle aree pianeggianti del vittoriese, dove per tutto l'anno si mantiene a una media del 72-79%. Sostanzialmente simile, salvo una flessione al 66-69% nel trimestre giugno-agosto, quella dell'area tra Ispica, Pozzallo e Marina di Ragusa. Diversa invece è la quantità di pioggia che cade sulle zone elevate dell'altopiano, dove in autunno, inverno e primavera i livelli di piovosità sono più elevati. Nella zona di Acate la quantità di pioggia annua varia tra i 205 mm dell'anno meno piovoso e i 588 mm dei picchi, mentre nell'area di Chiaramonte Gulfi l'oscillazione è compresa tra 377 e 1481 mm complessivi. I venti si mantengono in genere moderati, al disotto degli 8,5 nodi con prevalenza da ovest-sud-ovest. I mesi meno ventosi sono giugno per l'area occidentale e settembre per quella orientale. Anche la temperatura media annua è correlata, in linea di massima, con la quota altimetrica: si va dai 13°-14° dell'area montana (tra Chiaramonte Gulfi, Monterosso Almo e Giarratana) ai 14°-15° del capoluogo provinciale, per finire con i 18°-19° delle aree in prossimità della costa. Per quanto riguarda la media delle temperature massime del mese più caldo, il valore è simile in tutta la provincia: 30°. Unica eccezione la zona di Vittoria, che riporta un valore leggermente inferiore. Le temperature medie del mese più freddo sono invece differenti: 2°-4° nell'area montana, 4°-6° nel ragusano e 6°-8° nel rimanente territorio. L'escursione termica è notevolissima nell'area montana: la sua media annua raggiunge i 17°. Nelle aree più a sud e in quelle costiere non sono presenti stazioni meteorologiche, ma un'indicazione di massima può venire dai dati rilevati dalle stazioni presenti nelle limitrofe province di Siracusa e Caltanissetta (Gela e Cozzo Spadaro): i valori e i dati statistici possono essere assimilati a quelli dei territori confinanti, dato che le stazioni rilevatrici sono ubicate a pochi chilometri dai confini con la Provincia di Ragusa. Riserve naturali Solo recentemente nel territorio provinciale sono state istituite alcune riserve naturali e aree di interesse naturalistico, mentre altre sono ancora in fase propositiva: La Riserva naturale Pino d'Aleppo, presso Vittoria, è stata istituita con lo scopo «di salvaguardare le formazioni residue autoctone di Pinus halepensis e di ricostituire la pineta nelle aree a gariga degradata per azione dell'uomo». La Riserva naturale macchia foresta del fiume Irminio si trova sulla costa, tra Marina di Ragusa e Donnalucata, mentre la Riserva naturale integrale Cava Randello è sita nel tratto di costa prospiciente la zona archeologica di Kamarina. Previsto legislativamente (in attesa del Decreto Presidenziale) è poi il Parco Nazionale degli Iblei, grazie all'art. 26 comma 4 septies della Legge 222 del 2007. Si tratterebbe del primo parco nazionale della Sicilia e anche della più grande area naturale protetta dell'isola, abbracciando i territori di Siracusa (60%), Ragusa (30%), Catania (10%). Entro il 30 aprile 2010, gli enti locali interessati dovranno presentare le proprie ipotesi di zonazione e di perimetrazione dell'area al Ministro dell'Ambiente. Storia L'autonomia amministrativa e i confini ufficiali della Provincia di Ragusa sono stati definiti in epoca abbastanza recente, al tempo del fascismo (1927); la sua storia, tuttavia, è intrecciata quella dell'intera Sicilia. Accanto agli abitati preistorici, sono diversi i resti di insediamenti greci arcaici, le testimonianze di epoca ellenistico-romana e le vestigia bizantine e medioevali. Alla zona di Fontana nuova, nei pressi di Marina di Ragusa, spetta il primato del più antico ritrovamento di testimonianze umane finora scoperto in Sicilia: in una grotta sono state ritrovate alcuni raschiatoi e lame da taglio in pietra scheggiata, risalenti a 30.000 anni fa. Nel Ragusano, a Cava d'Ispica e a Cava Lazzaro, vi sono testimonianze archeologiche di attività minerarie riconducibili alla Cultura di Castelluccio, mentre nella zona di Monte Arcibessi sono presenti numerosi insediamenti fortificati (castellieri) dell'Età del bronzo e dell'Età del ferro. In epoca storica, i più antichi abitati (sicani e siculi) di cui si ha testimonianza sono Motyca e Hybla Heraia. Ma è ai commercianti fenici e - soprattutto - ai Greci, che colonizzarono l'area a partire dall'VIII secolo a.C., che si deve la fondazione delle prime città vere e proprie: Kamarina, Kasmenai, Akrillai e molte altre. I Romani eressero la Sicilia a provincia, ma di questa lunga presenza (241 a.C.-440) non sono sopravvissute tracce nel territorio dell'attuale Provincia. Si succedettero poi varie invasioni di Vandali e Goti. Gli Ostrogoti di Teodorico nel 491 la conquistarono tenendola in possesso fino a quando, nel 535, non venne loro strappata dal bizantino Belisario. Nel 549 i Goti di Totila decisero di conquistare di nuovo l'isola e per due anni saccheggiarono varie zone dell'interno fino a quando ne vennero definitivamente scacciati da Artaban nel 551. I Bizantini che ressero la regione dal 535 all'830 hanno lasciato tracce visibili in alcune cappelle e chiese rupestri. Gli Arabi, padroni della Sicilia tra il IX e il XI secolo, favorirono uno sviluppo economico che non si arrestò nemmeno sotto il successivo dominio dei Normanni, sotto i quali si ebbe anche un notevole sviluppo culturale. Nel 1282 la rivolta dei Vespri Siciliani pose fine al malgoverno angioino e in seguito il nuovo sovrano, Pietro III di Aragona, elevò a sede comitale sia Ragusa sia Modica. Poco più tardi, nel 1296, le due contee vennero unificate grazie al matrimonio tra Manfredi Chiaramonte e Isabella Mosca, eredi rispettivamente delle due contee di Ragusa e di Modica. La Contea di Modica, corrispondente grossomodo alla provincia attuale, nacque il 25 marzo 1296, quando Federico III di Aragona conferì la concessione a Manfredi Chiaramonte, come conte di Modica e signore di Ragusa, Caccamo, Scicli, Gulfi, Pozzallo e Spaccaforno (antico nome di Ispica). In età moderna il feudo dei Chiaramonte divenne un'entità amministrativa del tutto autonoma rispetto al Regno di Sicilia: aveva tribunali con tre gradi di giudizio (compreso quello delle "II Appellazioni", che non esisteva neppure a Palermo), un governatore, amministratori per le singole "università" (cioè gli attuali comuni) e forze di polizia municipale e comitale. Rispetto all'attuale territorio provinciale, quello del feudo incluse i comuni di Acate (detta Biscari fino al 1930), Comiso, Ispica e Santa Croce Camerina solo nel periodo dal 1392 al 1457, essendo Conti Bernat Cabrera e suo figlio Giovanni Bernardo. Quest'ultimo, a causa di un debito di 60.000 fiorini, fu costretto ad alienare alcuni feudi per far cassa. Fu così che, fra il 1453 e il 1457, Comiso fu ceduta ai Naselli, Giarratana ai Settimo, Ispica ai Caruso-Statella, Santa Croce al modicano Pietro Celestre, Acate ai Paternò-Castello. Per lungo tempo, invece, il feudo comprese anche Caccamo, Calatafimi e Alcamo, città della Sicilia occidentale, queste ultime due fino all' annessione al demanio regio delle terre della Contea di Modica, avvenuta nel 1802. Nel 1607 venne fondata la città di Vittoria in onore della nobildonna Vittoria Colonna sposa di Ludovico III Henriquez de Cabrera conte di Modica dal 1596. La provincia, come tutta la Val di Noto, venne sconvolta nel 1693 dal Terremoto del Val di Noto, che distrusse territori e città intere come Scicli, Ragusa, Chiaramonte, Modica, Ispica, Vittoria e diverse altre. Il sisma causò circa 60.000 vittime e la distruzione di tante testimonianze delle epoche e delle civiltà passate cancellate per sempre. La ricostruzione, presto avviata, diede tuttavia nuovo lustro al territorio dell'attuale provincia, donandole i capolavori del barocco visibili ancora oggi. Agli inizi del XX secolo anche nel ragusano si diffusero le idee socialiste, ma a partire dalla metà degli anni '20 si impose una forte presenza fascista. Nel 1927, in seguito all'attività politica di Filippo Pennavaria, esponente locale di rilievo del fascismo Ragusa ottenne la qualifica di capoluogo di provincia a scapito di Modica, la città che per seicento anni era stata quarta per importanza, popolazione e vivacità culturale in Sicilia, dopo Palermo, Catania e Messina. Al momento dell'istituzione della provincia, comunque, era Ragusa la prima realtà industriale ed economica del sud-est siciliano, e vantava una popolazione quasi uguale a quella di Modica. Durante la Seconda guerra mondiale la vita della provincia venne scossa improvvisamente dai bombardamenti, a partire dal 1942 e per tutto il 1943, dovuti alla presenza di alcuni aeroporti militari (Comiso, Vizzini e Gela); dalle loro piste partivano i cacciabombardieri dell'Asse. Nel 1943 la provincia fu poi teatro dello Sbarco in Sicilia degli Alleati, ritornando comunque rapidamente alla normalità alla fine della guerra. Aspetti linguistici Gli usi che riguardano il modo di parlare e i sistemi di espressione del linguaggio, nel ragusano come qualsiasi altro posto, sono strettamente collegati ai popoli che si sono avvicendati. I molti popoli che sono passati per tanti secoli nell’isola hanno lasciato evidenti tracce del loro più o meno rapido passaggio nel linguaggio siciliano; tracce che dopo una tale quantità di tempo passato non accennano a scomparire. Come per le altre aree italiane, quella che nel gergo di tutta la Sicilia, in generale, permane indelebile è la traccia romana, o meglio del latino popolare o volgare. La quasi totalità delle popolazioni che facevano parte dell’ex contea di Modica ereditarono perfino la stessa fonica come si rileva palesemente nei nessi "cl", "ch" e "pl", che nella pronuncia delle sole popolazioni ragusane sono resi in “ci'"”, quando nel resto dell’isola sono invece espressi in “"ch"”. Mentre difatti di "clavis" ("chiave"), "plangere" ("piangere") e "plenus" ("pieno") gli altri isolani ne fanno “"chiavi"”, “"chianciri"” e “"chinu"”, il ragusano, all’opposto, ne fa “"ciavi"”, “"cianciri"” e “"cinu"”. Questo in omaggio al vezzo ereditato dalla plebe latina, la quale, amava trasformare per ignoranza i gruppi grafici sopraindicati come il "ch" di "brachium", "carchedonius", "chelidonia", ecc., in “"ci"”, dicendo “"bracium"”, “"carcedonius"”, “"celidonia"” così come oggi, leggermente modificate, si trovano queste stesse e altre voci nel lessico della lingua parlata. Oltre al latino, questa parlata popolare, parte del suo bagaglio lessicale lo deve particolarmente al greco, ma anche all’arabo, al francese (per essere più precisi bretone, provenzale e l’antico normanno), allo spagnolo e così via, i quali idiomi hanno lasciato orme ben visibili potendone sentire la presenza in molte occasioni. Arriva dunque una quantità enorme di parole che si inserirono nel linguaggio locale con tale padronanza, da ritrovarle tutt’ora vive e d’uso corrente. Uno di questi, restringendo il campo alla sola area di Comiso, è certamente il caso di quando il Comisano vuole dare dello stupido a un suo compaesano chiamandolo “"lòllu"”, dal basso greco "λωλοζ" - "lolos" (appunto "stupido"); infatti il cittadino della provincia, in generale, tende ad appellare l’abitante di Comiso “"lòllu cumisàru"”, evidenziando lo strano uso di questa buffa parola che si ha soltanto nella cittadina di Comiso. Sempre di origine greca da rilevare vocaboli come “"ammàtila"” ("μάτην" - "maten") "inutilmente", "invano", o anche “"scàffa"” ("σκαφή" - "scafè") che vuol dire "conca", "fossa". L’arabo "quela" si è trasformato in “"càlia"” che vuol dire "ceci abbrustoliti"; “"fara"” è l’"aria infuocata" (tipica estiva) che in arabo è "fadha"; e ancora da "dijeb" discende la “"ghièbbia"”, che è la "cisterna" e da "tabuth", “"tabbùtu"”, ovvero la "cassa da morto". Dalle lingue francesi deriva “"alluciàri"”, con cui si intende "abbagliare", che proviene da "allucer"; "mucher" ha generato “"ammucciàri"” cioè "nascondere"; “"lumèra"” è la "lampada" e proviene da "lumière". Le lingue spagnole (Castigliano e Catalano) hanno lasciato parecchi ricordi, infatti da queste provengono tantissime parole: “"attrivìtu"”, da "atrevido" che significa "audace", o il termine “"cagghiàri"” da "callar" che sta per tacere: tipico esempio la classica frase con cui anche oggi si usa questo vocabolo ovvero “"t’à cagghiàri a fàcci"” cioè "devi avere vergogna" (per quello che hai fatto!), ma letteralmente è traducibile in "devi far tacere la faccia" (riferito, si pensa, ai muscoli espressivi del volto e quindi anche in relazione alla bocca e quindi allo star zitti); sempre da questa lingua proviene la parola “"truppicàri"” che deriva da "trompicar" e cioè "inciampare". Non si esclude che molti vocaboli catalani o spagnoli a loro volta provengano dall’arabo, anzi in alcuni casi è proprio così. Infatti alcuni termini di questo attuale dialetto provengono dall’antico catalano: è il caso della parola "faxeta" che avrebbe il senso di "fiscella", cioè un "cestello" di vimini di forma tronco-conica usato per la produzione della ricotta, che qui si chiama “"vascèdda"”; da "volcar", (nello spagnolo moderno "abocar") che significa "rovesciare", è venuto il termine “"abbuccàri"”; "de banda" si è trasformato in “"‘ddabbànna"” ovvero "dall’altra parte"; con l’aggregazione “"pi-‘llammìcu"”, venuto da "por alàmbique", si intende "per desiderio" (di qualcosa di particolare, generalmente cibo o specifiche pietanze). Sono da ricordare anche altri vocaboli, ormai in disuso nel dialetto corrente ma che qualcuno tende ancora a utilizzare, come la parola “"saccuòsima"”, dal greco "σαχχόσειρα" - "saccoseira", per indicare la "cordicella" con cui il popolano di un tempo legava la sua bisaccia; o ancora chiama “"libânu"”, dall’arabo "liban", quel mozzicone di "corda" che una volta metteva al collo per penitenza in certi giorni dell’anno. Oppure chiamava “"tannùra"” quel "fornello rusticano", comune presso la povera gente, che gli arabi appellano "tannor". Dal francese "couturier" proviene il termine “"custuriéri"” che starebbe a identificare il "sarto" e con l’aggettivo “"firrànti"”, che deriva dall’antico normanno "ferraut", si individua una certa razza d’asini grigi molto apprezzati. La grande ondata migratoria che si è avuta in questa terra nel tempo ha certamente lasciato il segno non solo nei costumi, usanze, gusti, tradizioni, ecc., ma anche e soprattutto nel linguaggio e nei nomi. Parte dell’onomastica di tali posti infatti proviene proprio dal popolo catalano e dai loro nomi che, avendo subito lievi alterazioni, si risentono negli odierni cognomi con la scomparsa della “"s"” o “"de"” finale, l’aggiunta di una vocale alle terminazioni consonantiche, la trasposizione dell’accento tonico. Alcuni cognomi dove si possono fare molteplici riscontri sono i seguenti: per "Assenza", di cui si hanno molte varianti come "Asens", "Asensi", "Asensio", si rileva la presenza di una "Serra d’Asens" nei Pirenei, nella vecchia Catalogna c’era il culto per "Sant’Asensio" e "Don Erasmo Assenzo" fu governatore del territorio di Comiso nel 1636; "Borgese": molti i "Borgés d’Aragona"; "Cascone" e "Gascone": da "Gascon" che significa "guascone" cioè proveniente dalla "Guascogna"; "Catalano": si trovano molte persone in possesso di questo cognome la quale origine è chiara; "Lucente" o "Lucenti": da "Luciente" cioè "Luccicante", che brilla per qualità morali; "Pelligra": da "peligro" = "pericolo" o "peligra" = "minaccia"; "Surano": da "Suriano", abitante di "Suria", cittadina spagnola. La diversità odierna di alcuni cognomi dalla loro forma originaria non è dovuta a cambiamenti intervenuti nel tempo, bensì al fatto che sicilianizzatisi sulla bocca del popolo, successivamente furono deformati nella stesura di atti pubblici a causa di molteplici motivi: la mutevolezza o assenza di regole dell’ortografia o ancora l’errata percezione dei fonemi da parte di amanuensi incolti, il che può accadere anche in tempi moderni. Queste possono essere le cause di alcune alterazioni di certi cognomi, come "Incardona", "Intorrella", "Inglieri", derivati da toponimi e quindi un tempo preceduti dal “"de"” che ne indicava la provenienza. Così "de" "Cardona", comune spagnolo della Catalogna, "de" "Torrella" o "Torroella" anch’essi paesini spagnoli della Catalogna. Per "Inglieri" o "Ingleri", tra le possibili derivazioni, la più probabile sembra essere "de" "Lérida" cittadina catalana, che nella lingua locale diventa "Lleida", oppure "de" "Illier", villaggio nei Pirenei. Alcuni modi di dire, nomi dialettali e detti vari, di una certa curiosità: “"firriari la Lecca e la Mecca"”, che viene dallo spagnolo "firar de Leca en Meca", si dice di chi, per gusto o per esigenze di vita, vada "girovagando qua e la per il mondo": "Leca" era il nome di una famosa moschea di Cordova, dove si usava andare con la stessa riverenza che alla Mecca; “"sintìrisi pigghiàtu rê turchi"” è il sentirsi oppresso dagli eventi, smarrirsi per l’incombere di un pericolo o il verificarsi di avvenimenti sfavorevoli, essere "agitato", "ansioso", "irrequieto": in Sicilia "turco" era sinonimo di saraceno, musulmano, arabo, moro, nordafricano e un tempo questi corsari infestavano il Mar Mediterraneo con navi da corsa veloci e bene armate, pronti all’arrembaggio di qualsiasi altra imbarcazione che incrociasse la loro rotta. Le coste siciliane erano particolarmente esposte ai loro assalti repentini che seminavano morte e distruzione. Esempi di nomi di piante e animali: Alloro'" = “"Addàuru"”, Carrubo'" = “"Carrùa"”, Olivastro'" = “"aulivàstru"”, Volpe'" = “"Vùrpi"”, Riccio'" = “"Rìzzu"”, Pipistrello'" = “"Taddarìta"”, Coniglio'" = “"Cunìgghiu"”.. Trasporti Strade ed autostrade Fino ad oggi, la provincia non è dotata di alcuna autostrada sul proprio territorio. Sin dalla fine degli anni sessanta, esiste il progetto di un'autostrada Siracusa-Gela, ma i lavori sono stati realizzati molto lentamente, con lunghi periodi di interruzione. Al momento l'autostrada è stata realizzata nel tratto Siracusa - Rosolini, fermandosi ad 1.3 km dal confine provinciale. Il II Tronco da Rosolini a Ragusa è parzialmente finanziato ed è di prossimo appalto. L'asse principale della rete viaria ragusana è la Strada Statale 115, che proviene da Siracusa, attraversa i maggiori centri urbani e prosegue poi per Gela. La trafficatissima e pericolosaStrada Statale 514 convoglia il traffico automobilistico da e per Catania; sulla stessa direttrice - ma attraverso i centri di Monterosso Almo e Giarratana - si snoda anche la tortuosa ed altrettanto pericolosa Strada Statale 194. L'intero sistema viario della provincia necessita di interventi radicali, anche in considerazione del fatto che si tratta di uno dei poli produttivi agro-alimentari più importanti d'Italia; non avendo un sistema ferroviario efficiente, è costretto ad un intenso uso del trasporto su gomma. La Strada Provinciale 25 collega il capoluogo ibleo a Marina di Ragusa. Ferrovie Il territorio provinciale è attraversato dalla ferrovia Siracusa-Gela-Canicattì, gestita da RFI, per poco più di 119 km di binari; la tratta, dopo decenni di abbandono (una bassissima velocità di crociera, ne disincentivava l'uso), sembra oggi avviata ad un recupero di funzionalità e ad un ammodernamento grazie al potenziamento delle opere d'arte (ponti e viadotti), tra Vittoria e Siracusa, eseguito nell'ambito del "Programma integrativo FS" con i fondi stanziati dalla legge 12 febbraio 1981. La linea, pur tortuosa e con elevate pendenze, attraversa e collega direttamente alcuni tra i più grandi centri urbani ragusani, le province confinanti (Siracusa e Caltanissetta) e le grandi aree metropolitane di Palermo e Catania. Il traffico merci su rotaia è attualmente quasi inesistente, nonostante l'alto potenziale costituito dalle aree di grande produzione ortofrutticola di Vittoria, Scicli e Ispica. Fino alla fine degli anni cinquanta era attivo anche un collegamento ferroviario diretto tra Ragusa e Siracusa; la piccola ferrovia a scartamento ridotto, Siracusa la cui stazione di Ragusa era a fianco dello scalo FS, permetteva di raggiungere il capoluogo costiero attraversando la Valle dell'Anapo e Pantalica. Inoltre rappresentava il più breve e diretto collegamento ferroviario con Catania tramite il "bivio Giarratana" raggiungendo direttamente la stazione di Vizzini, sulla Ferrovia Catania-Caltagirone-Gela, a Vizzini Scalo. Porti Lo scalo marittimo più importante della provincia è il Porto di Pozzallo che, oltre al traffico mercantile e peschereccio, vanta anche alcuni collegamenti passeggeri con Malta e Catania. Nel 2008 porto di Pozzallo ha movimentato 1.521.095 tonnellate di merci e 166.406 passeggeri. Oltre a quello di Pozzallo esistono anche altri porti da pesca e da diporto: Scoglitti, Marina di Ragusa, Donnalucata e Punta Secca, località che ha ospitato le riprese della serie televisiva "Il commissario Montalbano". Il nuovo porto di Marina di Ragusa, è stato dichiarato operativo il 3 luglio del 2009, ha oltre 800 posti barca e sarà uno dei tre "Hub" per la nautica da diporto della Sicilia. Aeroporti La pista dell'aeroporto di Comiso, testata 23. Il territorio provinciale ospita l'Aeroporto di Comiso, dal quale fino all'inizio degli anni settanta l'Alitalia effettuava collegamenti con alcune località della Sicilia e della penisola. Dato il modesto traffico, tuttavia, il collegamento venne soppresso. Recentemente, dopo vari decenni di pressioni operate da parte dei settori produttivi ed imprenditoriali della provincia, è stata avviata la riconversione della dismessa Base NATO Comiso in aeroporto civile. La piena operatività dello scalo, in sinergia con quello di Catania Fontanarossa, è prevista per il 2011. Sul territorio provinciale sono presenti anche quattro strutture minori: Economia I livelli occupazionali e il reddito medio pro capite sono, nell'intera provincia, fra i più elevati dell'Italia meridionale, e quella di Ragusa è la provincia con il più basso tasso di disoccupazione in Sicilia (non supera il 16%, mentre nel comune di Ragusa presenta perfino un valore in linea con la media nazionale. È presente inoltre la Banca Agricola Popolare di Ragusa, primo istituto di credito della provincia che con i suoi 40 sportelli sul territorio provinciale è fra le banche più rappresentate nel territorio. Fra le banche di una certa dimensione è l'unica che abbia mantenuto la sua sede in Sicilia dopo che il Banco di Sicilia è stato inglobato nel gruppo Unicredit. L'indice di libertà economica (che tiene conto non solo del Pil prodotto ma anche di elementi quali economia, lavoro, contesto sociale, finanza, fisco e trasferimenti) pone il ragusano ai livelli di province del nord Italia, collocando la provincia al cinquantunesimo posta della classifica nazionale, con un indice di 64,8 su 100. Industria Nella provincia di Ragusa sono presenti di consistenti giacimenti di petrolio, divenuti solo di recente oggetto di attenzione grazie alle trivellazioni ormai operate in tutto il territorio. Sin dall'antichità erano però sorte e sviluppate attività estrattive e di lavorazione della pece, prodotto contenuto negli scisti bituminosi di cui è ricca la zona. A partire dalla metà del XIX secolo società francesi ed inglesi acquisirono le licenze di produzione ed esportazione di roccia petrolifera, con ampio uso di manodopera locale. All'inizio degli anni venti iniziò la distillazione, anche da parte di aziende italiane, di idrocarburi come benzina per autotrazione e gasolio, a mezzo di impianti situati intorno alla città di Ragusa. A partire dal secondo dopoguerra sono stati impiantati anche stabilimenti di raffinazione di petrolio dalla Gulf Oil Corporation e dall'ENI e stabilimenti di produzione di prodotti derivati. Un oleodotto di 75 km porta inoltre il greggio estratto nel ragusano alle grandi raffinerie di Augusta. A Comiso è fiorente l'attività di lavorazione di vari tipi di roccia e di marmi, nazionali ed esteri, per uso edilizio ed architettonico. È presente un sistema di piccole e medie imprese, articolato in sei raggruppamenti merceologici: agroalimentare e mangimistico, materiali e complementi per l'edilizia, marmi e graniti, legno-arredo, chimico-plastico e metalmeccanico-impiantistico. Più recentemente si è sviluppata l'attività industriale legata al settore lattiero-caseario, con la nascita di aziende di respiro nazionale. L'industria vanta il 60% della produzione lattiero-casearia dell'isola ed una importante produzione di polietilene e di materiali plastici per l'agricoltura, utilizzati prevalentemente per la copertura delle serre. Agricoltura L'agricoltura della provincia presenta molti aspetti tradizionali: sui terreni dell’altopiano sono prevalenti i seminativi asciutti, soprattutto cereali, e le colture arboree. Un mosaico di colture arboree e impianti ortofrutticoli caratterizza le aree di Ispica e Pozzallo, le zone collinari e la pianura tra Vittoria, Comiso ed Acate. Ma il settore più rilevante e innovativo è quello delle serre, soprattutto sui suoli sabbiosi che si distendono da Vittoria fino al litorale; milioni di metri quadrati di coltivazioni, realizzati con grande economia di materiali, in cui si realizza una produzione di zucchine, melanzane, pomodori e fiori (questi ultimi, specialmente nel territorio di Vittoria) che interessa l'intero anno. La coltura in serra si presenta - in ambiti monofunzionali o con altre tipologie di insediamento polifunzionali - nell'area di Ispica, tra Donnalucata e Scicli, oltre che lungo la costa e nell'entroterra tra Punta Secca e Santa Croce Camerina e tra Marina di Acate ed Acate. Nei primi anni settanta l'esplosione delle serre ragusane ha costituito, secondo Antonio Saltini, uno dei fenomeni di vivacità più singolari dell'intera agricoltura italiana creando, su terreni che non offrivano praticamente alcun reddito, un flusso di produzione di decine di miliardi di lire, coinvolgendo una serie ingente di settori connessi, dal commercio di sementi e antiparassitari a quello del polietilene, dal gas in bombole per il riscaldamento invernale delle serre agli impianti di refrigerazione ed ai trasporti su strada. La viticoltura ha un posto importante nell'economia del ragusano; molti sono i vini IGT e DOC prodotti, tra i quali primeggia il Cerasuolo di Vittoria, prodotto dall'unione di uve Nero d'Avola e Frappato. Allevamento La Provincia di Ragusa, tra le province siciliane, è quella che ha sviluppato su vasta scala l'allevamento del bestiame, soprattutto di bovini da latte tra cui primeggia una razza autoctona detta razza modicana. Questa particolare vocazione l'ha resa leader nella produzione lattiero-casearia regionale. I dati statistici relativi al 2005 registrano infatti ben 2.169 aziende del settore con una produzione di 437.737 tonnellate di latte vaccino. Numerose anche le aziende correlate, alcune di grandi dimensioni, che producono formaggi e derivati del latte tra cui il caciocavallo ragusano dop. Una caratteristica stabilita per legge prescrive che la zona di provenienza del latte per la produzione del Ragusano comprende l'intero territorio dei comuni di Acate, Chiaramonte Gulfi, Comiso, Giarratana, Ispica, Modica, Monterosso Almo, Pozzallo, Ragusa, Santa Croce Camerina, Scicli e Vittoria. Il formaggio viene prodotto esclusivamente con latte di vacca intero, crudo: l'alimentazione delle mucche da cui deriva il latte è costituita prevalentemente da erbe spontanee dell'altopiano ibleo. Turismo Il Terremoto del Val di Noto del 1693, a cui ha fatto seguito il fervore della ricostruzione, ha prodotto nell'intera provincia una serie di città il cui patrimonio architettonico, facente parte del barocco siciliano, è stato dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'umanità: si tratta di Ragusa, Modica e Scicli, le cui architetture sono state rese note dai film e dalle serie televisive cui hanno fatto da sfondo (da "Il Gattopardo" di Luchino Visconti all'"L'uomo delle stelle" di Giuseppe Tornatore, fino alla serie televisiva "Il commissario Montalbano"). Oltre al turismo culturale, che oltre alle già città del barocco interessa anche le zone archeologiche di Kamarina e Casmene, è sviluppato un turismo di balneare grazie alla costruzione, avvenuta negli ultimi quindici anni, di diversi villaggi turistici ed infrastrutture, che date le condizioni climatiche favorevoli, consentono la balneazione per almeno sei mesi all'anno. La prossima apertura dell'aeroporto di Comiso dovrebbe favorire un ulteriore sviluppo di questo tipo di turismo. Cultura Università La Provincia non ha propri atenei, ma Ragusa ospita alcuni corsi di laurea dell'Università degli Studi di Catania: Agraria, Lingue e letterature straniere, Scienze del Governo, Medicina e chirurgia e Giurisprudenza. Esiste un "Consorzio universitario della Provincia di Ragusa", costituito nel 1995 con il fine di gestire iniziative universitarie e culturali del territorio ibleo. Il consorzio, fondato dalla Provincia, dal Comune di Ragusa e dall'"Associazione per la Libera Università degli Iblei" a cui si sono aggiunti altri comuni, associazioni di categoria e professionali, enti finanziari e associazioni culturali, si propone di assicurare la prosecuzione degli studi universitari a Ragusa, nella volontà di realizzare il quarto polo universitario statale dell'isola. Uomini illustri Anche nella pittura, la provincia di Ragusa vanta la presenza del "Gruppo di Scicli" unito dalla figura carismatica di Piero Guccione. Eventi culturali Eventi religiosi Altra festa importante è quella di San Pietro, conpatrono della città (quello principale è San Giorgio), che si svolge il 29 giugno. Alla processione, che ha luogo nel pomeriggio, partecipavano fino alla metà del secolo scorso dodici statue di cartapesta, alte circa quattro metri, rappresentanti i dodici apostoli (detti "santuni"), che seguivano il Cristo. Le statue si muovevano per mezzo delle gambe di fedeli nascosti all' interno, che guardavano il percorso della processione tramite una finestrella ricavata nel busto di cartapesta della statua. Attualmente si è persa questa bella tradizione, e viene portata in processione solamente l' artistica statua in legno di quercia di "San Pietro e il Paralitico" conservata all' interno della Chiesa. Feste e sagre Date le antiche tradizioni agricole del territorio sono molte le sagre che, nel corso dell'anno, si svolgono in varie località: La provincia di Ragusa nel cinema Corso Garibaldi in una scena di Divorzio all'Italiana Sin dagli anni sessanta la Provincia di Ragusa e in particolare Ispica sono state scelte come set per l'ambientazione di numerosi film sulla Sicilia. Nel 1960 fu girato "Divorzio all'italiana" di Pietro Germi, film di grande successo che fece conoscere Ispica in tutta Italia. Sempre a Ispica, nel 1974 furono girate alcune scene de "Il viaggio", un film di Vittorio De Sica con Sophia Loren, Richard Burton, Sergio Bruni e Ian Bannen; nel 1984 alcune scene di "Kaos" dei fratelli Taviani, nel 1995 piazza Regina Margherita e il Palazzo Comunale Bruno di Belmonte ospitarono le riprese di una serie televisiva dal titolo "Non parlo più" (con Anna Bonaiuto, Daniele Liotti, Lorenza Indovina e Tony Sperandeo). Nel 2002 il Teatro Comunale "Vittoria Colonna" della città di Vittoria, fece da cornice per alcune scene de "Il consiglio d'Egitto", di Emidio Greco. Sempre nel 2002 Franco Battiato, nella sua prima opera cinematografica ("Perduto amor"), ha utilizzato come set il loggiato del Sinatra di S. Maria Maggiore e nel 2005 sono state girate alcune scene de "Il commissario Montalbano", serie televisiva poliziesca tratta dai romanzi di Andrea Camilleri. Gastronomia A differenza di altre province della Sicilia, nelle quali domina la cucina a base di pesce, la gastronomia ragusana è orientata maggiormente sui piatti a base di carne, latte, formaggi e prodotti della terra. Fra i piatti più caratteristici si ricordano: Una specialità molto conosciuta è il cioccolato modicano. Il cacao venne portato a Modica, intorno alla metà del Seicento, dai padri Gesuiti; in seguito venne aperta una delle prime fabbriche artigianali d'Europa, ancora esistente, che produceva un tipo di cioccolato particolare mediante un procedimento di origine azteca, che gli stessi religiosi avevano appreso nelle colonie spagnole sudamericane. Turismo Itinerari turistici Le chiese La cattedrale di San Giovanni Battista a Ragusa. La facciata del Duomo di San Giorgio di Modica. Le maggiori chiese in provinica sono: Musei Aree Archeologiche Altri siti Castelli Il Castello dei Conti di Modica. Demografia La provincia di Ragusa ha una popolazione di 313.000 abitanti ed è al settimo posto fra le province siciliane come numero di abitanti mentre è al quarto posto come densità abitativa con 190,0 ab./km². Il capoluogo, Ragusa, è il comune più popolato ma soltanto al settimo posto come densità abitativa con 162,2 ab./km². La popolazione della provincia, dal 1982 al 2001 ha fatto riscontrare un incremento pari al 7,6% con un differenziale positivo di 20.811 abitanti. Degli altri undici comuni della provincia, Vittoria e Modica superano i cinquantamila abitanti mentre gli altri hanno una popolazione oscillante fra i trentamila ed i tremila abitanti. Il comune meno popoloso è Giarratana mentre quello più densamente popolato è Pozzallo con una densità abitativa di 1.230,05 ab./km². Pozzallo è anche il comune meno esteso con una superficie di soli 14,94 km². Sport Nidia Pausich, esperta giocatrice della nazionale italiana di basket impegnata nell'europeo 1968. Lo sport organizzato ragusano sta vivendo in questi anni una grave crisi, principalmente economica. Le più importanti società sportive sono fallite, altre sono state costrette a spostarsi in cerca di fondi. La provincia di Ragusa non ha preso parte all'evento più importante della storia dello sport siciliano, la XIX Universiade. Il principale evento di risonanza internazionale è stato ospitato da Ragusa nel 1968, quando la FIBA Europe organizzò l'Europeo femminile di basket in Sicilia. Nel capoluogo si disputarono le eliminatorie del gruppo A, vinte dalla nazionale jugoslava, e le finali di consolazione, in cui si affermò la Romania. Calcio Valente società sportiva ragusana è la Pro Scicli, che nel 2006-07 è stata promossa per la prima volta in Serie A1 di calcio a 5. Nel calcio sono quattro le società ragusane ad aver raggiunto i campionati nazionali, anche se alcune sono incorse in difficoltà economiche di rilievo: Basket Altri sport Il Ragusa Rugby Club rappresenta il rugby provinciale dal 1967: al massimo è arrivato in Serie B. Le società ragusane ad aver vinto titoli nazionali sono: Atleti Impianti sportivi Il principale impianto sportivo ragusano è lo Stadio Aldo Campo, situato in contrada Selvaggio, nel capoluogo. È stato edificato nel 1972 ed è impiegato per calcio e rugby potendo ospitare un massimo di 3.500 spettatori. Nella stessa zona, si trova il principale palazzetto dello sport provinciale, il "PalaMinardi", che può ospitare 3.500 persone. Impiegato fino a poco tempo fa per la pallavolo (ha ospitato anche la nazionale italiana) e per la pallacanestro (vi giocava la Virtus Ragusa in Legadue), è stato poi impiegato anche per le arti marziali. Altri impianti sportivi della provincia sono il PalaPadua di Ragusa con 2.000 posti a sedere, il PalaMarsala (Ragusa) con 500 ed a Comiso il PalaDavolos che ha 620 posti. Il "Comunale" di Vittoria, con 5.000 posti è diventata la struttura più capiente della provincia di Ragusa ed è il secondo impianto calcistico per importanza, seguito dal "Caitina" di Modica, che arriva a 2.500 posti a sedere. Il comunale di Comiso può ospitare 1800 spettatori mentre la Pro Scicli gioca al campo "Geodetico" di villaggio Jungi. Galleria immagini 20px'"Galleria Immagini della Provincia di Ragusa"' Note Bibliografia Voci correlate Altri progetti Collegamenti esterni Provincia di Ragusa Province of Ragusa